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26/10/08

LA FINE DELLA SCUOLA PUBBLICA: ECCO LE CIFRE.














Cari colleghi, egregi amici,
invio la presente mail per tentare di chiarire la situazione in cui si trova la scuola pubblica in questo momento.. e quali prospettive l’attendono per il domani..


Bisogna fugare molti equivoci, alimentati dall’approssimazione e dal travisamento della realtà con cui vengono diffuse le notizie dai media..
Ormai si parla da giorni della contestazione studentesca, ma si continua ad affermare, anche da molti dei soggetti in lotta (probabilmente disinformati), che la protesta è rivolta al Decreto Gelmini n. 137, attualmente in fase di conversione il Legge nel Parlamento italiano..

il problema è che il Decreto Gelmini n.137 non è il cuore del problema, ma solo il primo passo verso l’applicazione delle direttive impartite dalla Legge 133 del 6 agosto 2008, data nella quale il Parlamento ha convertito in Legge il Decreto-legge 25 giugno 2008 , n. 112.

La legge è stata regolarmente firmata dal nostro “capo” dello Stato e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale il 21 agosto 2008 (Suppl.Ordinario n.196).

Quindi, facciamo chiarezza: la legge 133 non è in via di discussione e di approvazione, ma è già Legge dello Stato e come tale ha valore vincolante per cittadini e istituzioni.

Di questo gli unici ad essersene accorte pienamente sembrano essere le università: studenti, docenti e rettori. E’ infatti l’art. 16 della 133 che afferma la morte delle università pubbliche e la trasformazione di esse in fondazioni private..

Ma cosa accade per la scuola, invece?

Sembra che in giro non si sia ben capito cos’è successo; dico ciò perché in questi giorni mi è capitato di discutere con molti colleghi, i quali cadevano dalle nuvole scoprendo l’amara realtà..

Cosa afferma la Legge 133, ideata da Tremonti e Brunetta in primis, per al scuola?

Cos’è successo d’estate, a nostra insaputa?

Ecco: il Parlamento italiano, il 6 agosto scorso, proprio mentre tutti noi eravamo in vacanza o al mare, ha approvato appunto LEGGE 6 agosto 2008, n. 133, nella quale, all’art. 64, si è determinato che, a partite dal 2009 e in appaena 3 anni, verranno tagliati alla Scuola Pubblica ben
7.832 MILIONI di Euro
(settemilaottocentotrentaduemilioni di Euro!!!! Quasi 8 miliardi di EURO.)

e poi altri
3.188 MILIONI di Euro all’anno a partire dal 2013...

Si impone di ricavare queste economie, autorizzando il Ministero dell’Istruzione a procedere alla revisione complessiva della Scuola italiana.

Ci rendiamo conto cosa vuol dire tagliare quasi 8 miliardi di euro in tre anni e poi, a regime, a partire dal 2013, più di 3 miliardi all’anno?

Semplice: vuol dire ridurre la scuola pubblica in macerie.

Gli studenti già adesso frequentano istituti che fanno schifo,
con aule sovraffollate e prive di strutture..

La nostra condizione di docenti “fannulloni” non è per nulla migliore, pagati al di sotto degli standard europei e costretti a lavorare in condizioni incredibili.. lo sappiamo bene..

Ma in breve, cosa produce la Legge 133?

Classi sempre più affollate, nelle quali sarà ancora più impossibile insegnare e imparare qualcosa.

Meno insegnanti e meno bidelli, già attualmente insufficienti, con la perdita di decine di migliaia di posti di lavoro. Il governo afferma che non ci saranno licenziamenti. Infatti: nessun licenziamento (non possono farlo!).
Semplicemente questo:
con i provvedimenti programmati
per gli insegnanti precari, gradualmente, non ci saranno più posti alle convocazioni d’inizio anno e quindi nessun contratto (ma non si tratta di un licenziamento: il loro era un contratto a tempo determinato; pertanto solo e semplicemente nessun posto=nessun contratto);
per gli insegnanti di ruolo in esubero (quelli con minori anni di servizio, in pratica) il trasferimento ad altre funzioni o altre amministrazioni;
per gli insegnanti più anziani, un leggero aumento di stipendio a fronte di condizioni di insegnamento sempre più proibitive (primo fra tutti, l’aumento, appunto, del numero dei discenti in aula).
Ridimensionamento del turn-over (art. 66).

Chiusura di molte scuole, specie delle più piccole.

Diminuzione del numero di ore e servizi sempre più insufficienti.

Tasse di iscrizione sempre più alte!

Così, memtre in TV si alimentano polemiche di distrazione, quali quelle sul voto di condotta o il grembiulino, di fatto si è già deciso la dissoluzione del sistema della scuola pubblica.

Invio in allegato un file da me prodotto, con il commento a fronte, dell’art. 64 della Legge 133. Leggete: fatevi un idea di quanto è stato deciso quando i diretti interessati, le scuole, i presidi, gli insegnanti, gli studenti e i loro genitori, erano in vacanza. Ecco il regalo d’agosto.
Pertanto la mobilitazione di questi giorni non può limitarsi a contestare il Decreto Gelmini n. 137, ma deve pretendere l’annullamento delle norme approvate dalla Legge 133, viceversa la scuola pubblica, nel giro di 3 anni, non esisterà più.

Cari amici, il problema riguarda tutti.
Sia chi perderà il posto di lavoro, sia, soprattutto, i cittadini, che vedranno privati i propri figli di un adeguato diritto allo studio, il che equivale a dire la distruzione del futuro del nostro paese.

Invitando tutti alla massima diffusione delle suddette informazioni, invio cordiali saluti.

Daniele Costantino

Allegati:

- Legge 133 commentata da Daniele
- Calendario mobilitazioni a partire dal 27 ottobre

9 commenti:

  1. Approvo perfettamente quanto ha scritto Daniele. Purtroppo la dura realtà è questa: le università pubbliche moriranno e daranno il posto a delle fondazioni private; la scuola italiana è destinata a soccombere; molti lavoratori (non avranno mai un posto di lavoro; gli alunni non potranno apprendere nel migliore dei modi.
    Dobbiamo ribellarci a questo decreto legge e farci sentire!!! Il governo non può ignorare il grido di protesta dei cittadini!!!
    Il governo non può e non deve distruggere il nostro futuro!!!
    Un governo che non punta sull'istruzione è un governo che decreta la fine del libero pensiero e della civiltà...

    Giovanni

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  2. Io sono favorevole al ridimensionamento delle risorse erogate dall'operatore pubblico verso scuola primaria secondaria e università, se e solo se questi siano orientati in quei segmenti del comparto didattico italiano caratterizzati da inefficienza e improduttività.

    Quindi bisogna orientare i "tagli" verso queste sacche, invece di "tagliare" a pioggia.
    Bisogna premiare efficienza e produttività e penalizzare inefficienza e poca produttività, nell'intento di stimolare le istituzioni didattiche poo produttive verso percorsi più virtuosi.

    Ma perchè il ridimensionamento è necessario ???

    Perchè l'Italia è membro dell E.U.
    ed ha dei vincoli da rispettare, quelli che in gergo sono noti come parametri di Maastricht.
    L'Italia si è impegnata a raggiungere il preggio di bilancio e il rapporto deficit/PIL al 100%(i parametri impongono il limite del 60%, attualmente è 104 %)entro il 2011.

    Altra considerazione può esser fatta in merito alla riduzione della spesa pubblica attraverso i tagli incondizionati all'istruzione.

    Poichè in questo contesto di RECESSIONE e concorrenza mondiale, uno dei tanti provvediemnti atti ad attenuare le turbolenze è rappresentato dall'incremento del ritmo d'accumulazione del capitale umano, uno dei principali fattori della crescita di un paese.

    E poi sfatiamo un altro mito:
    Non è vero che i tagli al settore dell'istruzione confluiranno verso gli intermediari bancari, come ho sentito in giro.

    Per concludere è necessario da un lato una politica fiscale più rigorosa, per attomperare ai vincoli comunitari, ma una stretta fiscale si può rivelare un potente veleno per l'economia europea.
    Il ridemsionamento alle risorse didattiche deve esere posto in essere in modo razionale e nell'ottica del medio-lungo termine, e non con l'esigenza di "far cassa", del resto Tremonti l'Italia h imparato a conoscerlo,
    allora perchè ha votato nuovamente Berlusconi ???

    D.B.

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  3. In allegato 2 articoli molto interessanti:

    http://www.lavoce.info/articoli/pagina1000656.html

    http://www.lavoce.info/articoli/pagina1000558.html

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  4. Anch'io sono d'accordo per alcuni "tagli", qualora questi siano proprio necessari. Ma non si può tagliare in maniera così sconsiderata sul pubblico e sull'istruzione in particolare. Non possono essere attuati "tagli" così irrazionali!!! Non può andarci di mezzo la cultura e l'istruzione, l'unico futuro per noi e per le generazioni che verranno!!! E poi bisogna stare molto attenti: questi "tagli" non hanno alcuna valenza pedagogica e didattica, sono solo motivati da una logica di economia e di mercato. Lo ripeto: un governo che non punta sull'istruzione è un governo che decreta la fine del pensiero libero e critico e della civiltà...

    Giovanni

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  5. Ho letto il decreto appena trasformato in legge. Di tutto ciò che il Prof. Daniele Costantino dice non trovo nemmeno una parola. Sarò un po' tardo di comprendonio (io non sono professore), per cui ho avuta la pretesa di documentarmi leggendo leggendo articoli specifici su pubblicazioni finanziarie. Nemmeno in questo caso le cifre iperboliche che il Porf. Daniele Costantino riporta risultano richiamate. La nuova legge non parla assolutamente di Università, argomento a cui verra messo mano, credo di avere capito, in seguito. Ma!!! Prof. Daniele Costantino ma quale decreto ha letto. Forse era pubblicato nella Gazzetta Ufficiale edita a Cuba?

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  6. Il decreto di cui parla Daniele è la legge 133, approvata il 6 agosto 2008. Vai a leggere questo decreto, caro anonimo!!!!!!!!!!!!!

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  7. Allora, chiarito che il decreto Gelmini non è l'oggetto dell'intervento del Prof. Daniele Costantino, risulta evidente che il Professore e nemmenu tu, caro anonimo, avete letto nè il decreto Gelmini nè la 113. Il mestiere di chi è in corto circuito mentale, per cui non riesce a capire le cose, per proprio limite, è creare delle verità a propria dimensione e per scopi "privatistici". L'ignoranza di taluni, purtroppo molti, Professori è palese! Ogni intervento legislativo, anche da parte del ministro Berlinguer ad esempio, è stato parecchio osteggiato dai cari Pprofessori in quanto si "appagnano" qundo si parla di riqualificazione e quant'altro necessario per farli maturare un pochino. Informatevi bene prima di parlare, ed in ogni caso provate a verificare se la connessione cervello-bocca sia funzionante!

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  8. Carissimo anonimo... prima di tutto non è la 113, ma la 133; secondo, leggi attentamente la legge 133 e analizza nei dettagli tutto ciò che riguarda la scuola: troverai che quello che ha scritto Daniele purtroppo è la dura verità. Noi insegnanti non abbiamo paura della riqualificazione nè della selezione!!! quello che paventiamo è la fine della scuola pubblica!!! E' per questo che ci battiamo e i tagli messi in atto dal governo non aiuteranno la scuola nè l'istruzione e la formazione di tanti giovani italiani. Che fine farà la cultura???

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  9. certo si puo' essere di parte e' leggittimo come per esmpio daniele costantino, ma quando la verita' non ha colore come in questo caso.- non si puo' far finta che daniele dice cazzate di parte.In questo caso vedo una difesa a priori dell'altra sponda senza considerare pero' che se sei un ragazzo la piangerai come ragazzo se sei un padre i tuoi figli la piangeranno come figli questa riforma.Oppure sei di quelli che si possono permettere e comunque di mandare i figli nelle scuole o nelle universita' private ? bella vigliaccheria !!

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