Un giorno, in una fattoria di un mondo che fu e sarà sempre, di un tempo che non finirà, si trovavano a popolare un gallinaio venticinque galline e un solo gallo.
Malgrado fra loro le amicizie avessero breve durata per causa dei bisogni del fattore, in quel posto la vita trascorreva felice, e il gallo, per natura e per circostanza, si sentiva sempre in bella vista e invidiato per la sua condizione, tanto che spesso dimenticava l'esistenza di chi, in qualunque momento, avrebbe potuto tendergli il collo fra due mani.
Capitò una volta, come mille altre, che allo spavaldo pennuto venisse voglia di sfidare se stesso per ricordarsi di quanto fosse superiore, e in tale occasione superò veramente, se non altro, la decenza.
Vedere le sue compagne deporre il proprio uovo quotidianamente con naturale e quasi annoiata disinvoltura era per lui uno spettacolo assai solito al quale aveva fatto abitudine, e pertanto ciò non gli aveva mai ispirato una qualunque fantasia sotto alla cresta fino ad allora.
Finchè, un giorno: "Anch'io posso fare un uovo!" - esclamò - e tutto raccolto prese a spremersi la pancia e il glorioso petto.
Quando le piume gli si ebbero tutte rizzate e per occhi sembrò figlio di una vacca, avvertendo che qualcosa iniziava a muoversi nelle sue viscere, tra due sforzi riuscì a chiamare le galline per prepararle all'evento e, avendolo accerchiato tutte e venticinque, compì l'ultima consumante pressione, riassunse aria e sfinito sbuffò: "mmerda!"
Il gallo si era cacato addosso.
conosco un sosia di questo gallo, ancora non ha "fatto l'uovo" ma poco ci manca
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