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09/05/10

MOMENTI POETICI: Il ricordo di Peppino Impastato


La matri di Pippinu


Chistu unn’è me figghiu.
Chisti un su li so manu,
chista unn’è la so facci.
Sti quattro pizzudda di carni
un li fici iu.


Me fighhiu era la vuci
chi gridava ’nta chiazza,
era lu rasolu ammulatu
di lo so paroli,
era la rabbia,
era l’amuri
chi vulia nasciri,
chi vulia crisciri.


Chistu era me figghiu
quannu era vivu,
quannu luttava cu tutti:
mafiusi, fascisti,
omini di panza
ca un vannu mancu un suordu,
patri senza figghi,
lupi senza pietà.


Parru cu iddu vivu,
un sacciu parrari
cu li morti.
L’aspettu iornu e notti,
ora si grapi la porta
trasi, m’abbrazza,
lu chiamu,
è nna so stanza chi studìa,
ora nesci,
ora torna,
la facci nìura come la notti,
ma si ridi è lu suli
chi spunta pi la prima vota,
lu suli picciriddu.


Chistu unn’è me figghiu.
Stu tabbutu chinu
di pizzudda di carni
unn’è di Pippinu.


Cca dintra ci sunnu
tutti li figghi
chi un puottiru nasciri
di n’autra Sicilia.

A cura di Umberto Santino

7 commenti:

  1. Era un uomo vero, con ideali veri, e tanta dignità e coerenza. Adesso abbiamo solo lecchini, pigghianc^^^^ e quaqquaraqua.

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  2. Emozionante! Queste parole sono il grido disperato di una madre calpestata dal dolore. La perdita di un figlio, ma non uno qualsiasi. "La mafia è una montagna di merda!"

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  3. Non solo la mafia è una montagna di merda, ma tutti coloro
    i quali l'appoggiamo e ne accogliamo la mentalità
    siamo una montagna di merda, nelle piccole scelte di
    ogni giorno. Quando votiamo certi politici perchè ci danno
    qualcosa in cambio, quando aduliamo gli uomini di potere,
    quando per far valere un nostro diritto andiamo a bussare
    alla porta di qualche potente.
    Sappiate che questi uomini vivono sulle disgrazie della gente
    che non sa come tirare avanti.

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  4. Gran bella poesia per unaltrettanto bellissima persona, piena di coraggio e pronta lottare anche da solo contro il cancro maggiore della nostra società...

    W Peppino Impastato!

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  5. La casa di don Tano Badalamenti assegnata al Centro Impastato10 maggio 2010 alle ore 13:26

    Per la prima volta il fratello di Peppino è entrato nell'appartamento di Cinisi dove viveva il capomafia: "Trent'anni ho aspettato - sussurra - in questo salone Gaetano Badalamenti avrà deciso la morte di mio fratello".
    Ma è allarme sui beni confiscati: alle aste i boss possono riacquistarli

    La casa di don Tano Badalamenti assegnata al Centro Impastato Giovanni Impastato al balcone della casa di Tano Badalamenti

    PALERMO - Quando il sindaco di Cinisi apre la porta di casa Badalamenti, Giovanni Impastato corre su per le scale, fino al grande salone dove un tempo il padrino della Cupola teneva udienza. "Trent'anni ho aspettato - sussurra - in questo salone Gaetano Badalamenti avrà deciso la morte di mio fratello Peppino". E continua a guardarsi attorno, anche se non è rimasto più nulla nel salone delle feste e dei summit: "Mi sembra ancora di vederli - dice Giovanni Impastato - i mafiosi che ridevano al balcone e i politici che arrivavano da Palermo".

    E mentre lo ripete, va ad aprire le persiane: "Ma adesso la casa di Badalamenti è stata confiscata ed è stata affidata dal Comune all'associazione che porta il nome di Peppino. Qui si trasferirà anche la biblioteca comunale". Dal balcone dove si affacciavano i potenti di Sicilia, Giovanni Impastato guarda adesso cento passi oltre, dove c'è la casa di Peppino: "È come se quei cento passi non ci fossero più - dice - è come se Peppino e nostra madre Felicia fossero qui".

    Eccola, la casa simbolo della mafia che negli anni Settanta era già arrivata al culmine del potere. È nella strada principale di Cinisi, corso Umberto 183. Una palazzina a due piani che Falcone e Borsellino avevano sequestrato nel 1985. Ma ci sono voluti altri venticinque anni per la confisca: venerdì, il sindaco Salvatore Palazzolo ha consegnato le chiavi della casa a Impastato. "Segno importante di questi tempi - dice Elio Collovà, amministratore giudiziario di beni sequestrati alla mafia - con la nuova legge c'è il concreto rischio che i padrini possano riacquistare all'asta i propri beni ancora non assegnati". L'allarme è sottoscritto da un gruppo di amministratori siciliani.

    Il segno della ricchezza e del potere di don Tano è appena oltre la porta d'ingresso: è la scala in onice che apre al piano nobile. "Ci sono saliti giovani mafiosi come Bernardo Provenzano e Luciano Liggio", ricorda Giovanni. I mobili che arricchivano la casa sono stati portati via quindici giorni fa da alcuni operai che sembravano avere molta fretta. Ma alla fine del trasloco, hanno anche spazzato per terra. Non c'è un solo foglio di carta in giro.

    Non c'è neanche la corrente elettrica a casa Badalamenti. Bisogna aprire le finestre per addentrarsi da una parte all'altra della casa. Saranno 250 metri quadrati per ognuno dei tre piani. "Ricordo di averci giocato da bambino in queste stanze - dice Impastato - ci portava nostro padre". In terrazza potevano salire solo in pochi, per assistere alla gara dei cavalli nel corso.

    All'ultimo piano, sono rimasti i segni di un inizio di ristrutturazione. Il padrino sperava ancora di ottenere un sconto sulla condanna americana. Erano i giorni in cui accettava di fare un verbale con il maresciallo Antonino Lombardo e ammetteva di essere stato confidente dell'Arma. Il 5 marzo 1995, il maresciallo si è sparato un colpo di pistola. E sono scomparsi i suoi appunti. Badalamenti è rimasto nelle carceri americane, dove è morto nel 2004.

    Dice Giovanni Impastato: "Chiedo che le indagini sulla morte di Peppino vengano riaperte. Bisogna fare luce sui depistaggi che hanno favorito Badalamenti". Un'inchiesta de L'Espresso ripercorre in questi giorni le tappe del mistero. Sono racchiuse in una domanda: quali relazioni intratteneva Badalamenti con pezzi delle istituzioni?

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  6. Non ho parole per poter esprimere la mia commozione alla letture di queste parole. Ho solo voglia di urlare che la mafia, lurida merda bastarda, è una dannata assassina!!! Con le nostre forze e con il coraggio ereditato da Peppino Impastato, dobbiamo lottare per il giusto: FUORI COSA NOSTRA DA CASA NOSTRA!!!

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  7. e adesso 1,2,3,,4,5,10,cento passi per una sicilia migliore.fuori la mafia da casa nostra.fuori la mafia dalle istituzioni.ma non solo un grido.da oggi l'azioneeeeeeeeeeeeeee

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