CRONACA DI UNA BOLLA ANNUNCIATA
Daniele B.
Settimane dell'Articolo Libero
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PREMESSA: Essendo consapevole della tecnicità dell’argomento trattato ho cercato di esporlo nel modo più semplice e chiaro possibile.
In secondo luogo: perché mai sapere da cosa è influenzato il prezzo del greggio?
Perché le variazioni in aumento di tale prezzo si configurano come una delle principali determinanti del processo inflazionistico nei paesi importatori di greggio (tra cui l’Italia), e a sua volta l’inflazione (l’aumento generalizzato del livello dei prezzi) influenza la nostra quotidianità.
L’evidenza empirica mostra che da giugno 2008 ad ottobre 2008 il prezzo del petrolio è passato da circa 150$ al barile a circa 63$ (cioè ha subito una contrazione nell’ordine del 58 per cento in circa cinque mesi ! vedi figura 2).
Ma queste profonde fluttuazioni sono attribuibili e spiegabili soltanto al meccanismo della domanda e dell’offerta?
In generale si può affermare che il prezzo di ogni bene dipende dai movimenti della domanda e dell’offerta. Se la domanda di un bene aumenta allora il prezzo di quel bene subisce una pressione al rialzo, se è l’offerta ad aumentare allora il prezzo diminuisce.
E’ evidente che, la domanda di greggio è aumentata costantemente, soprattutto da quando economie del calibro di Cina e India, hanno iniziato ad implementare i loro processi di intensiva industrializzazione. Quindi, seguendo la logica sopra citata, l’aumento del prezzo del petrolio era giustificato dalla dinamica di mercato, ma in realtà solo in parte, poiché a fronte dell’aumento di domanda si è verificato un parallelo aumento costantemente positivo della produzione (cioè dell’offerta).
Quindi indubitabilmente c’è dell’altro dietro le forti variazioni delle quotazioni del greggio, ovvero:
- L’andamento del tasso di cambio dollaro/euro (Per tasso di cambio si intende il prezzo di una valuta rispetto ad un’altra. Ad esempio, se l’euro è quotato a 1.4793 rispetto al dollaro, ciò vuol dire che con 1 euro posso comprare 1.4793 dollari).
- Le strategie finanziarie di banche d’affari e di fondi d’investimento
Quanto al primo punto si può constatare una forte correlazione intercorrente tra il prezzo del greggio e l’andamento del tasso di cambio dollaro/euro:
[In blu l’andamento del tasso di cambio UDS/EU, in rosso
l’andamento del prezzo del greggio(WTI prima posizione),
dal 01/01/2007 al 10/03/2008.]
l’andamento del prezzo del greggio(WTI prima posizione),
dal 01/01/2007 al 10/03/2008.]
Sarebbe a dire che quando il dollaro si deprezza rispetto all’euro ( ad esempio se il cambio dollaro/euro da 1.4793 passa a 1.5327) il prezzo del petrolio aumenta e viceversa. Ma perché esiste questa correlazione ?
In primo luogo, le transazioni petrolifere sono poste in essere mediante la divisa statunitense, così come stabilito dall’OPEC (Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio: Un cartello di stampo oligopolistico che controlla una larga quota della produzione di greggio a livello mondiale), e in secondo luogo, perché i principali partner commerciali dei paesi aderenti all’OPEC sono rappresentati dai paesi europei.
E’ quindi evidente che, allorquando il dollaro si deprezza rispetto all’euro, cioè i beni europei sono meno competitivi in quanto hanno un prezzo relativo maggiore, i paesi OPEC hanno una perdita in termini di potere di acquisto(ad esempio: se con 100$ potevano comprare 100 litri di vino europeo, se il dollaro si deprezza cioè vale meno, con 100$ ne possono comprare solo 90 litri), e per compensare la perdita di potere d’acquisto aumentano (legittimamente) il prezzo del petrolio.
Quanto alla seconda causa delle forti escussioni del prezzo del petrolio, cioè le strategie finanziarie sviluppate da banche d’affari e fondi d’investimento, si può evidenziare come la stampa, quando parla del prezzo del petrolio si riferisce alla quotazione giornaliera del (Wti) future sul greggio a un mese quotato al Nymex(la borsa di New York relativa allo scambio di materie prime).
Per comprendere gli sviluppi relativi all’evoluzione delle quotazioni del greggio nel recente passato, non si può non ricordare, un evento cardine nella storia finanziaria globale, cioè lo scoppio di quella che in gergo viene definita come la bolla speculativa razionale (fenomeno che si verifica quando un investitore è disposto ad acquistare un titolo, spesso azionario, pagandolo ad un prezzo maggiore rispetto ai c.d. fondamentali, che potremmo definire il valore reale dipendente dall’andamento della società emittente,con l’obiettivo di rivenderlo ad un prezzo maggior) legata ai famigerati, e ormai ben noti ai risparmiatori internazionali, prestiti sub prime(ma questa è un’altra storia).
La crisi, dispiegatasi nell’agosto del 2007, ha messo in ginocchio una serie di grandi banche(Lehman Brothers, Morgan Stanley, Goldman Sachs ...)e istituzioni finanziarie, le quali al fine di arginare o quanto meno attenuare le perdite sostenute, “hanno dato luogo” ad un’altra bolla, questa volta sul petrolio.
Queste grandi istituzioni finanziarie internazionali, per recuperare le perdite della c.d. crisi dei sub prime, hanno iniziato a comprare futures sul greggio, cioè hanno iniziato a sottoscrivere contratti con i quali si “impegnavano”a comprare una data quantità di greggio a una data e ad un prezzo prestabilito. Se alla data fissata la quotazione del greggio è aumentata, anche grazie alla sottoscrizione dei futures che contribuiscono all’incremento della domanda mondiale di petrolio, questi grandi soggetti erano in grado di realizzare utili (perché se alla data fissata nel contratto il prezzo ha subito un rialzo, potevano vendere questi contratti ad altri soggetti ad un prezzo più elevato rispetto al prezzo pagato in principio), ma non erano soddisfatti, le perdite da coprire erano rilevanti, e quindi hanno continuato questa strategia sottoscrivendo altri futures e facendo aumentare ancora di più il prezzo del greggio e così via fino allo scoppio della bolla.
[quotazione del greggio da ottobre 2007 a ottobre 2008, espressa in dollari al barile]
Questo è quello che è accaduto alla quotazione del greggio. Dalla lettura del grafico si può notare come da Oct30, cioè da ottobre 2007 fino a Jun30 cioè fino al giugno del 2008, il prezzo è aumentato costantemente, a causa dei fattori sopracitati, e a conferma di quanto detto in precedenza, in questo intervallo temporale il dollaro era sensibilmente deprezzato.
Da giugno 2008 ad ottobre 2008 le circostanze si sono invertite: il dollaro si è apprezzato, anche grazie alle manovre di politica economica statunitensi, e le forti speculazioni sul greggio sono “terminate”, poiché molto probabilmente le perdite da coprire erano rilevanti e gli utili realizzati non erano in grado di compensarle.
ottimo! hai chiarito molte mie perplessità aiutandomi a capire alcuni meccanismi a me nascosti.
RispondiEliminagrazie. elio
molto interessante!!!grazie...
RispondiEliminaMi fa piacere che abbiate apprezzato l'articolo.
RispondiEliminaResto a disposizione per eventuali chiarimenti.
benfatto, molto interessante e chiaro,dovrebbe farci riflettere specialmente sulle speculazioni bancarie e sugli'U.S.A.
RispondiEliminaCIRO SPERA
Faccio davvero i miei più sinceri complimenti a Daniele B.(anche se non lo conosco). A mio avviso hai scritto un articolo degno di essere definito tale.
RispondiEliminadevo dire che mi aspettavo un tuo articolo..ma che comunque nn mi sarei mai aspettata che saresti stato cosi chiaro!!!
RispondiEliminavolevo farti i miei complimenti perchè hai affrontato con accuratezza una tematica molto importante..
bravo daniele!!!!!
grande daniele penso tu sia riuscito a realizzare un ottimo articolo rendendo possibile anche ai non addetti ai lavori la comprensione di un meccanismo piuttosto "tecnico"...complimentoni!
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